
Less is more: brand identity in un mondo globalizzato
Se amate i loghi tridimensionali, con gradienti ed ombre, effetti speciali che manco George Lucas, allora potete chiudere già da ora questa pagina.
Con la comunicazione dei brand che si svolge sempre più sulle piattaforme digitali e in uno scenario sempre più globalizzato, un logo troppo complesso, troppo ricco di effetti visivi realistici e gradienti perde distintività.
Proprio per questo motivo, negli ultimi anni, abbiamo visto come molte aziende hanno effettuato rebranding in modo da seguire un trend che lentamente sta coinvolgendo la maggior parte delle industrie internazionali storiche.
Qualcosa di simile è accaduto nel mondo della moda e in quello automobilistico, dove numerosi brand hanno uniformato il font e il colore dei propri loghi, eliminando anche il marchio, per auto-rappresentarsi con uniformità attraverso piattaforme diverse, digitali e non.
Nel 2019 Volkswagen appiattì il logo e ne semplificò la palette colori. La casa tedesca accompagnò il re-design con il lancio della ID.3, la sua prima auto elettrica, rafforzando in questo modo la narrativa della ridefinizione del brand che entrava in una nuova era.
La “nuova era” per il brand arrivava dopo il cosiddetto Dieselgate, ovvero lo scandalo scoppiato in seguito alla scoperta dei dati falsificati sulle emissioni dei motori diesel nelle auto Volkswagen vendute in USA e Europa.
“Il nuovo logo sarà più moderno, più chiaro e più semplice. il logo sarà ridotto ai suoi elementi essenziali e presentato con un nuovo design che è piatto e bidimensionale. Consentirà un uso più flessibile e sarà straordinariamente riconoscibile nei media digitali. Ad oggi, il logo è stato blu e bianco. viene ora aggiunto un nuovo tono blu, che consente ulteriori varianti di colore. Poiché l’applicazione digitale con interfacce semplici e intuitive è diventata estremamente importante, il logo verrà posizionato in modo flessibile con la nuova “griglia mobile” in futuro.“
Fonte: Comunicato stampa Volkswagen
Il classico ed iconico logo VW venne così semplificato: eliminando gli effetti metallizzati e la tridimensionalità, il marchio diventa flat. Un logo di questo tipo è sicuramente molto apprezzato da chi si deve occupare della comunicazione, in quanto nella sua semplicità è come quegli accessori ”che stanno bene su tutto”.
I loghi del fashion sembrano tutti uguali?
Dalle quattro ruote alle passerelle, la tendenza è simile. Nel fashion questo fenomeno sta diventando molto comune rispetto ad altri settori, tanto da sembrare che i loghi siano tutti uguali.
Tutto ciò accade perché c’è una forte esigenza di modernità: il lusso si aggiorna, come ogni altra industria, ma i suoi loghi spesso restano indietro per comprensibili ragioni di eredità e valori del brand.
Inoltre, oggi i mercati del lusso sono globali: la Cina, in primis, ma anche l’India inizia a farsi largo. E i loghi delle case di moda tradiscono spesso un’eredità fortemente europea (Burberry così british, YSL così francese). Per molto tempo è stato dato per scontato che questo fosse un vantaggio.
Oggi, però, i mercati globali non hanno più soggezione verso i brand europei, quindi anche il lusso perde un po’ delle sue radici e diventa globale, quindi più neutro.
La tendenza in questo settore è di usare come logotipo il naming del brand, utilizzando font “senza grazie” così da rendere più neutro e leggibile il marchio.
Nel design il modo di dire Less is more vale da secoli. Le soluzioni semplici risultano essere sempre le migliori e le più efficaci, ma mai come in questi ultimi anni, dove i nuovi supporti di comunicazione hanno bisogno di immagini più semplici e rapide da leggere per via della comunicazione sviluppata spesso a livello globale.
Insomma l’essere semplici nel design, come nella vita, premia sempre.